NAIAS 2012: Anteprima mondiale della VW E-Bugster a trazione esclusivamente elettrica
12/01/2012 - Nicola Ventura
Per molti rappresenta l’auto più simpatica dell’epoca moderna: The Beetle, erede di un’icona dell’automobilismo. Ha debuttato lo scorso aprile a New York, poi è stata commercializzata nei vari mercati. È la Beetle più sportiva
di tutti i tempi: 200 CV di potenza massima e, dal momento che ogni versione della Beetle punta per natura all’agilità, anche le varianti con meno cavalli (per il mercato americano a partire da 170 CV, per quello europeo da 105 CV) sono sinonimo di piacere di guida senza compromessi, chilometro dopo chilometro. La Volkswagen, al North American International Auto Show di Detroit, dimostra che una simile sportività si può ritrovare anche su una Beetle a trazione esclusivamente elettrica. Proprio per questo è stata sviluppata la E-Bugster, una Beetle speedster a due posti con 85 kW di potenza, che raggiunge in 10,9 secondi le 60 miglia orarie, in totale assenza di emissioni, ma con un look davvero grintoso.
Il cuore elettrico della E-Bugster si trova nella parte anteriore dell’auto e pesa solo 80 kg. L’energia di alimentazione del motore elettrico è accumulata in una batteria agli ioni di litio, i cui moduli si trovano dietro i sedili anteriori. La capacità della batteria, pari a 28,3 KWh, regala nel ciclo urbano un’autonomia di almeno 110 miglia (180 km): anche in un Paese immenso come gli Stati Uniti, una simile distanza risulta sufficiente per la maggior parte dei pendolari per recarsi al lavoro e fare ritorno a casa. Poiché la Volkswagen dispone di una funzione di carica rapida, presso apposite postazioni la batteria può essere “rifornita” nell’arco di 35 minuti. La batteria della E-Bugster può inoltre essere caricata in casa tramite le normali prese statunitensi da 120 volt (per le reti europee da 230 volt). La presa per la ricarica si trova sotto lo sportellino che normalmente cela il bocchettone per il rifornimento.
Grazie al nuovo sistema di caricamento combinato Combined Charging Systems – realizzato in collaborazione con Audi, BMW, Daimler, Porsche e con i partner americani Ford e General Motors / Opel – la E-Bugster si può “caricare” nei seguenti modi:
ricarica con corrente alternata monofase
ricarica veloce con corrente continua (colonnine elettriche)
Con ciò si sviluppa un nuovo e uniforme standard industriale per le spine delle auto elettriche future, a disposizione di tutte le case costruttrici. Questa omologazione va oltre la normale spina: il sistema prevede identica gestione di tutti i tipi di ricarica, con una conseguente riduzione dei costi e favorendo la diffusione dell’elettromobilità a livello mondiale.
Il guidatore della E-Bugster può visualizzare quanta energia viene richiesta agendo sull’acceleratore grazie a un apposito indicatore di performance. Sono inoltre presenti un indicatore di autonomia e un display su cui viene visualizzato il livello di carica della batteria. Un altro strumento nuovo a bordo della Beetle è l’indicatore di recupero dell’energia. Si tratta, più precisamente, del recupero dell’energia in frenata: non appena il guidatore solleva il piede dal pedale dell’acceleratore e/o effettua una frenata, l’energia cinetica viene convertita in corrente e accumulata temporaneamente tramite la batteria, aumentando così l’autonomia della E-Bugster. La Volkswagen ha scelto di chiamare il sistema di trazione elettrica Blue-e-Motion. Già nel 2013, questa stessa denominazione designerà tra l’altro anche una Golf di serie.
Il nome Bugster si rifà a un’altra concept car della famiglia Beetle: la Ragster. Era il gennaio 2005. Anche allora il palcoscenico era quello di Detroit. La Volkswagen presentò una New Beetle in versione speedster con ragtop piatto (tetto ripiegabile): la Ragster per l’appunto, un’anticipazione del design della Beetle di domani (cioè quella appena lanciata). Più larga, più bassa e più sportiva. Nel 2005, riguardo alla fattibilità della concept car, si diceva che tutto è ipotizzabile, oggi si dice che tutto è possibile. L’idea alla base della Ragster, appunto una vettura più larga, più sportiva e con linea del tetto più piatta, si è infatti concretizzata nell’ottobre 2011, con l’attuale Beetle, a eccezione del ragtop. Resta ancora un punto interrogativo sul nome: E-Bugster. La scelta si spiega facilmente: si tratta di una combinazione fra la “E” che contraddistingue i modelli elettrici, il soprannome statunitense della Beetle (“Bug”) e il termine “speedster”, che indica le due posti cabriolet.
La E-Bugster è una Beetle che difficilmente potrebbe apparire più dinamica. Un’autentica sportiva, alta meno di 1.400 mm, ossia circa 90 mm in meno rispetto a una normale Beetle, caratteristica, questa, che già da sé trasmette grande forza, dando alla vettura proporzioni decisamente aggressive. La larghezza (1.838 mm) è aumentata di 30 mm, la lunghezza (4.278 mm) resta invece invariata. Da qualsiasi angolo la si osservi, la E-Bugster mostra un dinamismo davvero singolare: in quest’ottica, alcuni dettagli della versione di serie sono stati integrati da nuovi elementi di design. E se questa concept car è già su strada, nata come per incanto, la ragione è molto semplice: già durante lo sviluppo del modello di serie, appena lanciato sul mercato, il team di designer della Beetle aveva studiato tutte delle possibili evoluzioni future. Il che ha permesso, fra l’altro, la nascita di una speedster con motore elettrico: la E-Bugster.
Sul frontale spicca immediatamente il parabrezza piatto e ampio, il cui cristallo lateralmente si spinge oltre i montanti anteriori. La EBugster dotata di fari con tecnologia LED si differenzia dalla Beetle di serie anche per i paraurti personalizzati: a sinistra e a destra della presa d’aria centrale, i designer hanno integrato luci diurne realizzate con fasce di LED a forma di C (naturalmente speculari sul lato destro). Fin dalla presentazione in Europa della e-up! (prototipo), questa forma delle luci diurne è diventata una sorta di firma per le concept car a trazione elettrica Volkswagen. Questi elementi di design si ritrovano anche nel paraurti posteriore, anch’esso di nuova concezione, modificati come catadiottri. E a chi crede che i cristalli posteriori delle speedster debbano offrire una visibilità per forza non ottimale, il lunotto della E-Bugster, estremamente ampio, dimostra l’esatto contrario.
Una vera speedster ha cristalli piatti e tetto basso. E la E-Bugster non fa eccezione. Esaminiamo dapprima le fiancate: sotto ai passaruota, tipicamente pronunciati, si trovano cerchi da 20″, derivati dai Twister da 18″ della Beetle, con pneumatici 235/35. E fra i parafanghi ritroviamo il tipico motivo a “V” della fiancata, uno dei segni distintivi storici della Beetle. Dal longherone, lo sguardo si alza poi sull’ampia, liscia e omogenea superficie della porta e sulla nervatura, come incisa da una lama, sopra la maniglia della porta stessa. È proprio pochi centimetri sopra questo punto che la Beetle si trasforma in speedster: i designer hanno infatti prolungato la linea cromata della cornice inferiore dei finestrini verso il posteriore facendo sì che si snodi come già sulla New Beetle Cabriolet, da un montante anteriore all’altro. E sopra questa cornice cromata, in un profilo ad arco appiattito, si sviluppa l’hard top della vettura. In classico stile speedster, il raggio del tetto segue la cornice superiore dei cristalli laterali. L’altezza tra il bordo inferiore cromato dei finestrini e la linea superiore del tetto è di soli 400 mm. E così deve essere per una speedster.
La combinazione di alta tecnologia e dinamica si riflette anche negli interni. Sedili profilati e tunnel centrale verniciato in tinta con la carrozzeria sottolineano la sportività della E-Bugster. L’utilizzo dell’alluminio come materiale per le maniglie apriporta e gli attacchi delle cinture di sicurezza, come pure il volante in materiale leggero creano un forte legame tra esterni e interni. Di particolare effetto è il momento dell’accensione della E-Bugster: con il comando on/off non solo si “accende” la vettura ma anche una coreografica illuminazione che invade l’abitacolo di luce bianca che diventa blu. La particolare atmosfera è esaltata da una sottile linea di luce di un millimetro che percorre i braccioli delle porte e le bocchette dell’aria.