L’auto, il gas e il futuro
25/09/2008 - Nicola Ventura
Apre i battenti domani, giovedì 25, a Torino la seconda Fiera Mondiale dei Veicoli a Metano e Idrogeno, dedicata all’utilizzo di questi carburanti nell’ambito di una mobilità sostenibile, protagonisti dell’area espositiva e delle conferenze a margine, le novità, la ricerca applicata, le politiche e i vantaggi ambientali ed economici. Abbiamo rivolto alcune domande sulle prospettive di questi carburanti a Vanni Cappellato, presidente di NVG System Italia, il consorzio di settore che promuove l’evento.
Architetto Cappellato, come sta andando il metano in Italia? Cosa servirebbe per far diffondere ulteriormente questo carburante?
Da un paio d’anni che si sono bloccati tutti i finanziamenti per riconvertire a metano le auto a benzina e solo un paio di regioni finanziano in parte la costruzione di distributori. Le case automobilistiche stanno puntando molto sul metano, ma mancano i distributori: sono solo 600 concentrati nel centro-nord. Il metano comunque sta andando bene, al momento attuale il trend nel nostro paese è in crescita di un 20-25% annuo. Siamo quasi a 600mila veicoli, poco più dell’1% ma l’Italia è comunque, al momento, il paese con più auto a metano in Europa. Il metano sarà fondamentale per raggiungere gli obiettivi europei sui carburanti sostenibili.
Il metano naturale è comunque un combustibile, che seppur meno di altri, ha un certo impatto in termini di emissioni ed è una risorsa limitata…
Quella della scarsità è un problema che riguarda più il petrolio: oggi come oggi si stima che ci sarà metano per oltre 300 anni. Per quanto riguarda le emissioni non esiste ancora una soluzione radicale per l’inquinamento da mezzi di trasporto: anche le macchine elettriche hanno un impatto che trasferiscono a monte e a valle: sulla produzione dell’elettricità e sullo smaltimnto delle batterie che contengono metalli come il piombo e il cadmio. L’unico carburante usufruibile a livello industriale per abbattere l’inquinamento oggi è il metano.
Quali sono le potenzialità di un uso più diffuso del metano che ovvi ai problemi che citavamo, il biometano, quello ottenuto dalla fermentazione di biomassa, rifiuti organici, ecc?
Sono potenzialità molto limitate. Questo metano non ha un grado di purezza comparabile con quello che si estrae dal terreno, ha una percentuale di sostanze che possono sporcare e rovinare le parti del motore con incrostazioni, come avveniva per la colza, che ormai nessuno più usa. Le uniche esperienze sono a livello quasi sperimentale: ottenere il metano in questo modo a livello industriale richiede costi per raffinarlo e pulirlo che non lo rendono conveniente.
Per quanto riguarda invece l’idrogeno, una delle soluzioni proposte è usarlo assieme al metano…
Il metano è visto come un ponte verso l’idrogeno. Per ora si usa già in normali veicoli a metano una miscela con il 15-20% di idrogeno, aggirando così i problemi di distribuzione legati all’idrogeno, in via di sperimentazione c’è una miscela in cui la percentuale di idrogeno arriva al 30%.
E l’idrogeno usato nelle fuel cells secondo lei che prospettive ha?
È sicuramente una tecnologia promettente, ma sul medio periodo, diciamo tra 15-20 anni. Nel frattempo l’alternativa resta il metano che ha anche meno problemi di produzione: se si considera la grande quantità di energia che l’idrogeno necessita per essere ottenuto, si capisce che può essere potenzialmente più inquinante se non ricavato da fonti pulite.
Fonte: http://qualenergia.it