I finanziamenti ai combustibili fossili fanno male al Pil e ai poveri
08/09/2008 - Nicola Ventura
LIVORNO – Il Programma per l´ambiente dell´Onu (Unep) ha presentato alla conferenza di Accra sul clima dell´Unfccc il rapporto “Reforming energy subsidies: Opportunities to contribute to the climate change” che dimostra come l´eliminazione delle sovvenzioni alle energie fossili sia un fattore chiave per ridurre i gas serra e per dare nuovi stimoli all´economia globale. Il rapporto contesta l´idea in voga che delle sovvenzioni ne beneficino i poveri, affermando che «il numero di questi meccanismi di sostegno dei prezzi privilegiano le classi superiori della società piuttosto che quelle a basso reddito. In più, queste sovvenzioni distolgono fondi nazionali da politiche e iniziative innovative che sono suscettibili di avere un impatto molto più importante sui livelli di sussistenza e sullo stile di vita delle classi sociali più sfavorite».
E non si tratta di cifre da poco: ogni anno nel mondo circa 300 miliardi di dollari, lo 0,7 del prodotto interno lordo del pianeta, sono destinati a sovvenzioni energetiche. La maggior arte di questo bilancio serve ad abbassare o ridurre artificialmente il prezzo reale di petrolio, carbone e gas o l´elettricità prodotta con combustibili fossili. Il Paese più generoso nel sovvenzionare le energie fossili è la Russia, con circa 40 miliardi di dollari, destinati soprattutto a ridurre il prezzo del gas naturale, al secondo posto c´è l´Iran con 37 miliardi di dollari, 6 Paesi oltrepassano i 10 miliardi di dollari di sovvenzioni: Cina, Arabia Saudita, India, Indonesia, Ucraina ed Egitto.
Secondo la Division of technology, industry and economics dell´Unep, «La soppressione di queste sovvenzioni permetterebbe di ridurre le emissioni di gas serra nell´ordine del 6% all´anno, contribuendo ad un aumento dello 0,1% del Pil mondiale. Alcune sovvenzioni o meccanismi di sostegno, quali gli alleggerimenti fiscali, gli incentivi finanziari o altri meccanismi di mercato possono generare dei benefici economici, sociali e ambientali che sono all´origine di una rivoluzione delle energie rinnovabili in alcuni Paesi come la Germania e la Spagna. Il rapporto riconosce che alcune sovvenzioni, quando sono ben concepite e limitate nel tempo, possono contribuire a raggiungere obiettivi sociali ed ambientali importanti, come i contributi per promuovere combustibili meno nocivi del carbone per la salute e l´ambiente e cita l´esempio del Cile, dove, grazie a sovvenzioni mirate, il tasso di elettrificazione rurale è passato dal 50 al 90% in 12 anni.
Il rapporto sottolinea però che «numerose “buone” sovvenzioni hanno raramente un obiettivo economico e affrontano raramente il problema della povertà». Per questo il documento Unep non esita a demolire la convinzione (e il pregiudizio) che la soppressione delle sovvenzioni alle energie fossili danneggerà i poveri. Qui il rapporto fa l´esempio dei finanziamenti per 1,7 miliardi di dollari al gas di petrolio liquefatto (Gpl) in India, che nella prima metà di quest´anno sono stati concessi per facilitare l´accesso a un combustibile più sano da parte delle famiglie povere, ma dei quali in realtà hanno beneficiato soprattutto i ceti a reddito più elevato… «malgrado l´inefficacia della sovvenzione, il programma è stato prolungato fino al 2012».
Lo studio dimostra che in molti Paesi in via di sviluppo i finanziamenti non privilegiano i poveri ma piuttosto le famiglie benestanti, i costruttori di attrezzature e le industrie produttrici di combustibili. Intervenendo ai Climate change talks di Accra, il direttore dell´Unep e vice-segretario dell´Onu, Achim Steiner, ha sottolineato che «Alla fine, molte sovvenzioni alle energie fossili nascono per ragioni politiche e servono a sostenere e perpetuare delle inefficienze all´interno dell´economia mondiale, fanno parte a pieno titolo dei fallimenti del mercato, come il cambiamento climatico. Restano meno di 500 giorni prima dell´importante conferenza sul clima di Copenaghen a fine 2009. I governi dovrebbero riesaminare le loro sovvenzioni energetiche e sopprimere quelle che sono inefficaci e pregiudizievoli per le risorse limitate. Questo ritarda l´introduzione delle energie rinnovabili o di altre forme efficaci di produzione di energia, erigendo diverse barriere per i trasporti pubblici e fino al risparmio energetico».
Steiner ha fatto anche un esempio positivo: «Mentre le sovvenzioni alle energie fossili sono degli strumenti inadatti che perpetuano modelli economici vecchi ed inefficaci, il Clean development mechanism (Cdm) è un meccanismo di mercato più performante, che incoraggia la transizione verso un´economia verde. L´adesione dell´Africa al Cdm, scaturita dal Nairobi Framework dell´Onu, un piano di azione avviato dalle Nazioni Unite nel 2006, insieme ad Unep, Development programme (Undp) ed diversi altri partner, mirante a rafforzare le capacità istituzionali dei Paesi più poveri per accedere ai carbon financing».
Fonte: http://www.greenreport.it