Marchionne: auto ibrida entro dieci anni per combattere l’inquinamento
04/06/2008 - e2net
TRENTO – Il petrolio? Può arrivare a 200 dollari al barile. Ma per l’auto ibrida bisognerà aspettare ancora 10 anni e 30 per quella a idrogeno. Metti una sera al Teatro Sociale di Trento il “precario” in Fiat Sergio Marchionne (così si è autodefinito lui stesso, «perché la maggior parte del mio reddito è variabile, quindi senza risultati porto a casa zero») a rispondere alle domande del direttore del “Sole 24 Ore” Ferruccio de Bortoli. Fuori dal teatro, in attesa dell’evento che ha chiuso la penultima giornata del Festival dell’Economia domenica 1 giugno, si era formata una fila lunga più di un centinaio di metri.
Mentre stava per iniziare l’incontro pubblico con l’amministratore delegato della Fiat, che vestiva l’ormai classico maglioncino blu, dedicato a “L’impresa e le sfide del futuro”, in sala c’è stato un «fuori programma»: un sindacalista della Cgil ha preso la parola dalla platea, per attirare l’attenzione sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, accusando «le aziende, e in particolare Confindustria, di ambiguità». ll sindacalista ha anche chiesto che venga dato più spazio ai temi del lavoro al Festival dell’Economia.
«La Fiat di oggi è in linea con quello che chiedeva il sindacalista – ha risposto Marchionne in apertura – ma abbiamo avuto incidenti inaspettati. La maggior parte di essi potrebbe essere evitata rimanendo fedeli al sistema di regole presenti all’interno dell’azienda. Il nostro impegno è nel continuare l’educazione dei nostri». Il dibattito, guidato da Ferruccio de Bortoli, è decollato con una serie di domande sulla crisi finanziaria e i rischi dei mutui “subprime” per arrivare a un veloce excursus sull’auto del futuro: «L’ibrida fra dieci anni, quella ad idrogeno fra trenta, perché ci sono da superare enormi problemi infrastrutturali, anche se il pericolo ambientale è gravissimo, il che giustifica la ricerca che si sta facendo sull’impiego di biocarburanti». Peraltro «il discorso energetico non è stato ancora analizzato bene» e in Italia «non ci sono condizioni per creare una rete di distribuzione».
«Abbiamo comunque – ha proseguito – un problema di CO2 che non è solo europeo ma mondiale. Non è soltanto l’auto che crea inquinamento ma – ha concluso – ne fa parte».
In Italia situazione diversa da regione a regione
In quanto all’Italia, la situazione è troppo diversa da regione a regione. «Sono appena stato a Pescara, dove abbiamo uno stabilimento assieme alla Peugeot, che ha lavorato per quattro mesi di fila, domeniche comprese. Siamo passati da una produzione di 4mila auto a 7mila. Non è che l’Italia non sia capace di fare certe cose, ma a Termini Imerese, ad esempio, abbiamo cercato un accordo con tutti gli attori, per espandere la produzione, passando da 90mila a 200mila auto. Non ci siamo riusciti. Se il sistema, per ragioni di potere o conservazione dei ruoli, mette tutti gli ostacoli possibili, la multinazionale si sposta, perché il mercato non aspetta».
« Ci sono troppi problemi da superare, accordi da fare. Abbiamo cercato un accordo sindacale per mesi, in Piemonte. Impossibile. Siamo venuti a Verona, abbiamo fatto l’accordo con la Provincia. Parliamo di una fabbrica che passerà da 400 a mille posti di lavoro. I 400 pian piano andranno in pensione, mille saranno i posti di lavoro nuovi creati. A Verona le cose si fanno, a Torino no. Questa è l’Italia. Una realtà molto disomogenea». Comunque «nel 2007 la Fiat ha assunto 6.400 persone in Italia, 30mila in tutto il mondo ed ha convertito 2mila persone da precarie a tempo indeterminato»
Giovani talenti da formare in azienda
A margine del dibattito, l’ad della Fiat ha risposto anche a un paio di domande del “Sole 24 Ore.com”: per Sergio Marchionne il ruolo del sindacato è «utile» ma per il dialogo con le aziende «ci sono strumenti antiquati. Parlo di un’azienda – ha spiegato – che deve creare le condizioni per la competitività, mentre qui si parla di mantenere accordi firmati nel 1993, quando la situazione dei mercati era completamente diversa da oggi».
In tema di precarietà, «reclamare che solo l’industria si assuma la responsabilità, non è un discorso che possa andare avanti. Va protetto il lavoratore, creando strutture sociali e infrastrutture per gestirla». Per Sergio Marchionne i giovani escono dal mondo delle università e dei politecnici sono «convinti di sapere tutto (e lo ero anch’io alla loro età» ma «il mondo dell’industria è completamente diverso: il mio lavoro – ha ricordato – è quello di affinare talenti giovani, e di cercare nei dirigenti la capacità di guidare il cambiamento.».
Petrolio a 200 dollari? C’è il potenziale
Passando ai temi dell’economia internazionale, per Sergio Marchionne «c’è il potenziale per cui il petrolio vada a 200 euro al barile», aggiungendo che, sul tema dei biocarburanti «è insensato usare prodotti che servono a sfamare mondo» e precisando che «è importante selezionare prodotti che possano dare un risultato positivo. Ad esempio – ha spiegato – il Brasile è capace di fare tre raccolti l’anno di canna da zucchero. È quel tipo di sviluppo – ha precisato – che va incoraggiato». Sergio Marchionne, in risposta a un’altra domanda di de Bortoli, ha detto che preferirebbe investire in Russia e non in Cina, dove «si stanno creando gli stessi problemi di burocrazia che in Italia». «Per il ribasso del dollaro – ha specificato – stiamo arrivando ai limiti del possibile. Questo non significa che non meriti un valore più basso perchè quella americana – ha sostenuto – negli ultimi sette-otto anni è stata un’amministrazione non da testo di economia pura: “criminale”» ha perfino detto.
Gran parte del problema dei mutui subprime, per l’amministratore delegato di Fiat, è stato smaltito, «la maggior parte di quel risanamento è stato concluso». Solo Ubs, di cui Marchionne è vice presidente, «da sola ha ricacciato 28 milioni di franchi svizzeri». Condivide Marchione quanto affermato da Guido Rossi, presente in sala al Teatro Sociale di Trento: «La realtà finanziaria è molto più complessa del subprime: non voglio terrorizzare nessuno, ma servono regole ben chiare sui bilanci delle banche».
Fonte: http://www.ilsole24ore.com