UE: carburanti sostenibili grazie alla biotecnologia
15/02/2009 - Nicola Ventura
Nell’ambito delle ricerche internazionali sui biocarburanti di seconda generazione, ossia quelli ottenuti da scarti agricoli o forestali e non da colture alimentari, i processi di estrazione del materiale cellulosico costituiscono il principale fattore frenante.
Nelle piante, infatti, la cellulosa è saldamente legata a lignina e emicellulosa a formare un robusto reticolo che svolge il compito di vera e propria impalcatura dei tessuti vegetali. A livello della produzione dei biofuel però questi legami chimici rappresentano un serio ostacolo, dal momento che la forza necessaria per spezzarli richiede un quantitativo di energia tale da rendere il processo industriale non conveniente.
Tra le varie soluzioni in fase di sperimentazione va da tenere presente anche il progetto europeo Biorenew (“Biotecnologia bianca per prodotti a valore aggiunto a partire da polimeri delle piante: Creazione di biocatalizzatori su misura e di nuovi bioprocessi industriali”), finanziato con 9,5 milioni di euro nell’ambito del Sesto programma quadro (6°PQ) dell’UE. Il team internazionale di scienziati, provenienti anche da Austria, Repubblica Ceca, Germania, Francia e Spagna, a lavoro su Biorenew ha raggiunto importanti risultati attraverso lo studio genomico di un fungo, il Postia placenta, conosciuto proprio per la sua capacità di degradare efficacemente la cellulosa.
Privo del meccanismo enzimatico convenzionale per attaccare la materia delle piante, “il Postia – spiega il dott. Dan Cullen del Forest Products Laboratory negli Stati Uniti – usa un arsenale di piccoli agenti ossidanti che distruggono le pareti delle cellule della pianta per depolimerizzare la cellulosa. Questo processo biologico apre le porte a strategie per la decostruzione della lignocellulosa più efficaci, meno dispendiose in termini di energia e migliori dal punto di vista ambientale”. Attualmente la ricerca sta vertendo sull’estrazione di zuccheri da erbe perenni e alberi a crescita rapida come i pioppi, che sono coltivati specificamente come biomassa per biocarburanti.
Fonte: http://www.rinnovabili.it