90 miliardi di galloni di etanolo per ridurre la dipendenza Usa dal petrolio
14/02/2009 - Nicola Ventura
LIVORNO – Secondo un studio di Sandia national laboratories e della General Motors i rifiuti vegetali e forestali e colture energetiche sostenibilI potrebbero sostituire quasi un terzo della benzina utilizzata entro il 2030.
L´obiettivo del “90-Billion Gallon Biofuel Deployment Study” era quello di valutare se e come fosse possibile produrre una grande quantità di biocarburante cellulosico in maniera sostenibile, partendo dal presupposto che il progresso tecnico e scientifico del settore continui ai tassi previsti.
Nei nove mesi di svolgimento dello studio, i ricercatori hanno valutato fattibilità, implicazioni e limiti per produrre ogni anno 90 miliardi di galloni di etanolo, sufficienti a sostituire più di 60 miliardi di galloni di benzine dei 180 che si stima verranno consumati all´anno entro il 2030. La produzione di biocarburanti prevista dallo studio supera la produzione di etanolo che il Department of Energy Usa prevedeva come obiettivo per il futuro nel 2006.
Il “90-Billion Gallon Biofuel Deployment Study” prevede che 75 miliardi di galloni di etanolo provengono dal no-food, da materie prime cellulosiche, e 15 miliardi di galloni dal mais. Lo studio ha preso in esame quattro possibili fonti di produzione di biocarburanti: residui agricoli (resti della produzione di mais e grano, paglia, ecc.); residui forestali, colture energetiche, comprese le switchgrass (panico verga, ed altre erbe perenni delle praterie) e colture legnose a breve rotazione, come salici e pioppi. Poi sono stati esaminati i costi di produzione, raccolta, stoccaggio e il trasporto di queste fonti e della costruzione di nuove bio-raffinerie.
Utilizzando un nuovo strumento di valutazione chiamato “Biofuels Deployment Model” (Bdm) I ricercatori di Sandia hanno determinato che entro il 2022 potrebbero essere prodotti ogni annoi 21 miliardi di galloni di etanolo cellulosico, senza intaccare le attuali colture. Il “Renewable Fuels Standard£ che fa parte dell´Energy independence and security act approvato nel 2007, prevede di arrivare entro il 2022 ad una produzione di biocarburanti di 36 miliardi di galloni.
Il “The 90 Billion Gallon Study” si concentra solo sull´etanolo a base cellulosica e sostiene che un aumento fino a 90 miliardi di galloni di etanolo potrebbe essere raggiunto entro il 2030 nel rispetto della sostenibilità ambientale e dei reali parametri economici mondiali. Questo comunque non sarà possibile se non verrà incentivato il commercio di biocarburanti, unica possibilità per sostenere il progresso tecnologico del settore e rendere conveniente la produzione di grandi quantità di etanolo. Secondo lo studio, per ridurre i rischi che derivano dalla volatilità del mercato petrolifero, sono importanti tasse sulle emissioni di CO2, facilitazioni fiscali e commerciali, crediti d´imposta e garanzie sui prestiti per i biocarburanti cellulosici.
Gli investimenti interni necessari per la produzione di biocarburanti sono destinati ed essere praticamente gli stessi che sarebbero necessari per sostenere la produzione Usa di petrolio. Senza incentivi e con tecnologie avanzate “mature”, i biocarburanti cellulosici potrebbero compere col petrolio a 90 dollari al barile.
La diffusione su larga scala della produzione di biocarburanti cellulosici potrebbe essere fatta riducendo gli attuali livelli di consumo di acqua necessari per la produzione e la raffinazione del greggio.
Secondo Sandia, con l´utilizzo di colture no-food sarebbero punti di forza dell´etanolo anche la salvaguardia dei suoli, la disponibilità di acqua, la minore energia utilizzata per produrre biomasse cellulosiche e per il trasporto delle materie prime.
Fonte: http://www.greenreport.it