Auto ecologica: l’Asia è all’avanguardia

20/07/2008 - e2net

    I detrattori ne sono sicuri: la globalizzazione non amplia il ventaglio di scelte che un uomo può effettuare nella vita. Ma se questo può essere vero per gli esseri umani, non lo è sicuramente per le fabbriche, e in particolare per le fabbriche di automobili. Qui la globalizzazione aiuta, anzi s’impone. Il rialzo dei prezzi del petrolio e dei carburanti sta infatti trasformando in realtà, almeno per i produttori di veicoli, il vecchio sogno del decoupling, cioè della possibilità che la domanda in crescita sui mercati emergenti vada a compensare gli effetti della crisi economica americana.

    Non solo: l’alleanza dei costruttori occidentali con l’industria dei Paesi emergenti, e in particolare con l’Asia, sta diventando strategica per lo sviluppo dei nuovi veicoli ibridi oppure elettrici puri.

    Il business delle batterie
    Lo sviluppo di tecnologie ibride è costoso, e le alleanze sono inevitabili. Per recuperare terreno nei confronti di costruttori asiatici come Toyota, che per primi hanno scommesso sul divorzio dell’auto dagli idrocarburi, le case americane ed europee sono pronte ad alleanze con i produttori di batterie. E la Sud Corea è al centro dei giochi.L’ultima scintilla è scoccata ieri: la tedesca Robert Bosch, leader nella ricercae nella produzione di tecnologie automotive, e la coreana Samsung hanno deciso di creare una joint venture per sviluppo, produzione e vendita a livello mondiale di batterie agli ioni di litio, considerate il cuore dell’auto del futuro, ibrida o elettrica. Inizio della joint venture previsto per settembre 2008, la sede sarà in Corea. Nel 2007 Samsung ha prodotto 376 milioni di batterie.

    Un’altra coreana, Lg Chem, potrebbe invece diventare fornitore di batterie agli ioni di litio per la Chevy Volt,l’auto elettrica di Gm, battendo la concorrenza di altri fornitori. Da parte sua, il Governo di Seul ha fiutato l’affare delle nuove tecnologie per l’auto, e ha investito circa 38 milioni di dollari per lo sviluppo di batterie agli ioni di litio che saranno utilizzate in un veicolo compatto che Hyundai, il più grande costruttore coreano, produrrà a partire dall’anno prossimo.

    Sfida Detroit-Far East.
    Le fiammate dei prezzi dei carburanti non colpiscono solo gli automobilisti occidentali. Dalla Cina al Brasile, dall’Indonesia al Messico, i rialzi (si veda grafica qui sopra) sono parzialmente domati dai sussidi governativi e in alcuni casi dagli interventi calmieratori delle compagnie petrolifere statali. Ma molti Governi asiatici, come in India e Malaysia, non hanno più spazio di manovra e sono costretti a far salire i prezzi alla pompa. L’auto ibrida e quella elettrica pura sono quindi la nuova promessa di mobilità, e ancora una volta la mondializzazione porta a un gioco di compensazioni e di alleanze.
    La sfida DetroitAsia è in pieno svolgimento. Giappone, Corea, India e Cina stanno finanziando la ricerca di veicoli ibridi con batterie ricaricabili, e l’industria americana fa pressioni perché il Governo Usa spenda più denaro nella ricerca su questo fronte strategico.
    Il vice presidente esecutivo di Toyota, Takeshi Uchiyamada, ha sottolineato ieri che la produzione di batterie non riesce a tenere il ritmo dell’incremento di domanda per i veicoli a tecnologia ibrida. Toyota ha annunciato recentemente che inizierà a produrre direttamente nel 2009 batterie agli ioni di litio, e intanto accelera sull’ibrido elettricobenzina, praticamante raddoppiandone la produzione. Toyota infatti produrrà le ibride, attualmente costruite in Giappone, Cina e Stati Uniti, anche in Thailandia dal 2009 e in Australia dal 2010.

    L’eco car da produrre in Thailandia è anche nei piani di Tata e Volkswagen. Ma lo stabilimento Toyota di Ban Pho sembra simboleggiare l’anticipo con il quale la casa giapponese ha intuito la fine del greggio a buon mercato, e la sempre maggiore sensibilità degli automobilisti alle offerte ecocompatibili: pannelli solari sul tetto della fabbrica per fornire energia agli impianti, verniciatura ad acqua delle carrozzerie, inceneritori per i rifiuti, 100mila alberi piantati, sono la carta da visita di un impianto che occupa 13mila addetti ed esporta prevalentemente pick up in Asia, Oceania, Paesi del Golfo ed Europa.

    Effetto decoupling
    Tutti in fila per posizionarsi anche in Russia, che nel giro di un anno dovrebbe diventare il primo mercato europeo per l’auto. Hyundai ha iniziato a costruire il suo impianto di San Pietroburgo, un investimento di 330 milioni di euro. Prevede di produrre 300mila auto all’anno dal 2011. Si sposta in Russia pure la produzione di Suv di Peugeot e Mitsubishi, con un investimento che sarà sostenuto al 70% dalla casa francese. Secondo il quotidiano Nikkei Business, Mitsubishi starebbe inoltre allargando la sua partnership con Psa Peugeot Citroen alle vetture elettriche. Mitsubishi, che punta a essere il primo grande costruttore automobilistico a portare un veicolo elettrico sul mercato di massa, fornirebbe al partner batterie agi ioni di litio. Anche la canadese Magna International, il più grande produttore americano di componenti auto, prende atto del calo della domanda Usa, e sterza in direzione di Mosca. E Fiat si posiziona in Russia grazie agli accordi recentemente annunciati con Sollers (ex Severstal Auto) e Samotlor. Ford è invece decisa a sfruttare il differenziale di salario tra gli Usa (circa 2.300 dollari al mese la busta paga di ingresso) e l’India (circa 600 dollari). La casa americana spenderà 500 milioni di dollari per potenziare la sua fabbrica di Chennai e utilizzare l’India come hub per l’export di motori nei mercati dell’Asia-Pacifico.

    Fonte: http://www.ilsole24ore.com