Balcani a metano: 3 – Croazia
11/12/2013 - guido.guerrini
È stata la seconda delle repubbliche ex jugoslave ad entrare nell’Unione Europea, al termine di un cammino difficile e turbolento conclusosi nel luglio 2013. Sono invece ancora lontane l’unione doganale e l’adozione dell’euro, nonostante il cambio quasi fisso tra la moneta unica e la kuna croata. Mentre la dichiarazione d’indipendenza del 1991 in Slovenia lasciò pochi strascichi, in Croazia la storia andò in tutt’altro modo, con lo scaturire di un conflitto che insanguinò il giovane stato dal 1991 al 1995. Se la Slovenia è infatti un’area geografica etnicamente omogenea, non si può dire lo stesso della Croazia. Ancora prima dell’inizio del conflitto le zone a maggioranza serbe, o laddove i serbi erano una forte minoranza, si ribellarono all’autorità di Zagabria proclamandosi autonome. Di fatto per oltre quattro anni oltre il 20% del territorio croato fu sotto il controllo serbo, in particolar modo nell’area di Knin (la cosiddetta Krajina), e poi vicino a Zara, lungo tutto il confine bosniaco e nella Slavonia orientale, con le tristemente note città di Vukovar e Osijek. Una doppia pulizia etnica cacciò dalle loro case dapprima la popolazione croata e successivamente quella serba, con 800.000 persone coinvolte. A quasi vent’anni di distanza la situazione sta lentamente tornando alla normalità, e una buona parte di profughi sono tornati alle loro case.
Anteriormente alla prima guerra mondiale la Croazia faceva parte delle dominazioni austro-ungariche, con parti della costa adriatica continuamente contese tra Vienna e Venezia. A quest’ultima si deve l’architettura di bellissime città come Dubrovnik, Sebenico e in parte anche Spalato. In tutta la lunghissima costa sono sempre presenti ricordi della dominazione romana, oltre ad un mare sfruttato turisticamente dai tempi della Jugoslavia. Similarmente alla Slovenia, lo sviluppo delle infrastrutture, in particolar modo quelle stradali, ha permesso alla Croazia di fare crescere ulteriormente, nella parte lungo l’Adriatico, una industria turistica fortissima, per quanto solo estiva. Nell’interno, nella regione di Zagabria e nella Slavonia, agricoltura ed industria completano il quadro economico.
La seconda minoranza etnica (dopo quella serba) è quella italiana, istallata prevalentemente nell’Istria, territorio che a cavallo tra le due guerre mondiali ha fatto parte dell’Italia. Ad oggi il popolo della Croazia, il ventottesimo stato entrato nell’Unione Europea, è composto da circa 4.200.000 cittadini.
Con i suoi 130.000 abitanti è la terza città della Croazia (dopo Zagabria e Spalato) e vanta un passato decisamente complesso. Prende il nome dal fiume che l’attraversa sfociando nei pressi dell’area portuale, e venne fondata in epoca romana. Dopo la dominazione asburgica, che ne sfruttò il porto, divenne un territorio libero conteso tra il nascente Regno di Jugoslavia e la vicina Italia. La spuntò quest’ultima, forte del fatto che la popolazione era in prevalenza italiana. Con il trattato di Roma nel 1924 Fiume passò all’Italia e ci rimase fino alla fine della Seconda guerra mondiale, per poi far parte prima della Jugoslavia e dal 1991 della Croazia. Nel dopoguerra quasi tutti gli abitanti di etnia italiana abbandonarono la città, che venne ripopolata con popolazione slava.
La città di Rijeka vive principalmente del suo rapporto col mare, e raffinerie di petrolio e cantieri navali sono la principale risorsa della città. Non si tratta di una città particolarmente turistica, nonostante un centro storico ricco di bei palazzi in stile austroungarico. Il turismo si sviluppa principalmente nell’attigua regione istriana, sia per la presenza di un bellissimo mare, sia per la monumentalità delle vestigia romane (tra tutte l’Arena di Pola, in ottime condizioni, che assieme a quella di Verona e al Colosseo di Roma è tra i migliori anfiteatri romani ancora in piedi). Per le vacanze estive sono consigliabili nella riviera istriana la vicina Opatija (Abbazia), Rovinj (Rovigno), Porec (Parenzo), Umag (Umago) e una infinità di piccoli paesini di origine veneziana. Da segnalare, al largo di Pola, l’arcipelago di Brioni, che dal 1983 costituisce un’oasi naturale, dove è possibile visitare la residenza estiva di Tito e il curioso zoo attiguo creato con gli animali che i vari capi di stato donarono negli anni al leader jugoslavo.
Si incontra un mare incantevole anche scendendo a sud di Fiume lungo la Jadranska Magistrala, la statale adriatica, che procede verso Zara e Spalato attraversando località degne di nota quali Krikvenica, Senj e Karlobag. Di fronte a queste tre città ci sono le facilmente raggiungibili isole di Krk (Veglia), collegata alla terraferma con un ardito ponte, Cres (Cherso), Rab (Arbe) e Pag (Pago). Infine, sempre raggiungibile con un pieno di metano, per chi ama la montagna è consigliabile la regione del Gorskj Kotar, lungo l’autostrada che in 165 km collega Fiume e Zagabria.
(vedi scheda impianto)
La stazione di rifornimento si trova in pieno centro e costringe a lasciare la tangenziale per raggiungere la zona del porto. La strada Milutina Barača è la parallela al bacino portuale, e il distributore si trova all’interno di un deposito di carburanti sul lato opposto al mare (compagnia Energo, coordinate GPS 45.335442, 14.408467). È aperto tutti i giorni dalle 7 alle 22, ed è possibile pagare sia in contanti che con carta di credito.
Il distributore di Fiume permette di raggiungere senza problemi le stazioni di rifornimento italiane, quella di Lubiana e quella di Zagabria. In caso di proseguimento verso sud, lungo la costa dalmata, non si potrà contare sul metano per tornare indietro.
Un milione sono i cittadini croati che gravitano nel centro e nei dintorni della vivace capitale del giovane stato di Croazia. La storia millenaria di questa città e dello stato di cui è capitale vanno di pari passo: otto secoli di dominazione dell’Impero austroungarico e l’emancipazione dopo la Prima Guerra Mondiale assieme a Sloveni e Serbi nel nascente Regno jugoslavo. Da sempre, nell’ambito jugoslavo, i croati sono stati i più intolleranti verso il centralismo di Belgrado rivendicando la propria autonomia. Zagabria durante l’occupazione nazista divenne capitale di uno stato fantoccio, alleato di Hitler, che rimase in piedi fino al 1945. Dal 1991, con la proclamazione di indipendenza, la città ha cominciato la propria avventura di capitale con lo sguardo diretto sempre ad ovest, anche se negli ultimi anni le tensioni con i “nemici” serbi si sono decisamente allentate. Nel 1991 e nel 1995 la città ha subito dei bombardamenti, il primo dai Mig federali Jugoslavi e l’ultimo dai ribelli serbi che occupavano la Krajina.
In un incantevole centro storico, sono meritevoli di una visita la Gornji Grad (città alta) dove si trovano i palazzi del potere e la cattedrale cattolica curiosamente fortificata, mentre è più conosciuta la chiesa di San Marco con il suo inconfondibile tetto colorato con i colori della città. A testimoniare la grande storia multiculturale di questa terra va ricordato che a Zagabria esistono anche una cattedrale ortodossa, un moschea e una sinagoga. Punto di ritrovo è la grande pizza rettangolare intitolata a Josip Jelačić, da dove partono numerose strade piene di bar e ristoranti. La più vivace è sicuramente Ulica Ivana Tkalčića, che partendo dalla piazza costeggia la città alta. Questo è il luogo giusto per assaggiare la cucina croata, che come quella slovena è ricca di influenze culturali dei paesi vicini. Notevole è la presenza di pesce grazie al lungo litorale e ai grandi fiumi che attraversano il Paese, come del resto è interessantissima la qualità delle carni, solitamente arrosto. Carnivori, vegetariani e amanti del pesce saranno soddisfatti anche dalle numerose minestre a disposizione. Le birre più gettonate sono la Karlovačko e la Ožujsko, quest’ultima prodotta a Zagabria. Come digestivi, e talvolta aperitivi, ci sono Rakja (la nostra grappa) e Maraschino.
Per rilassarsi dopo un pranzo impegnativo è consigliabile l’antico parco Maksimir, ubicato nei pressi dell’omonimo stadio della capitale. Se invece si vogliono fare passeggiate più lunghe, a ridosso della città c’è la montagna di Medvednica (dell’Orso), alta oltre mille metri, che nella stagione invernale diventa un’importante stazione sciistica.
Come si può comprendere dalla nostra breve descrizione, Zagabria è una città ricca di attrattive, sia per un turismo di pochi giorni, sia per un viaggio che possa prevedere la visita delle capitali principali della ex Jugoslavia.
(vedi scheda impianto)
La stazione di rifornimento di metano a Zagabria, la prima aperta nell’ex Jugoslavia, si trova in Radnička Cesta, vicino all’incrocio con Avenija Marina Držića, presso l’azienda del metano di Zagabria (coordinate GPS 45.805043, 15.996189). Radnička Cesta è una strada molto lunga che nel suo lungo percorso a volte cambia nome per poi riprendere quello originale, ecco perché è importante conoscere anche la strada dell’incrocio più prossimo. Il distributore è aperto dal lunedì al venerdì dalle 7 alle 23 e il sabato e la domenica dalle 7 alle 15. È possibile pagare soltanto in contanti (meglio in kune per evitare cambi dall’euro da usura!).
Dal rifornimento di Zagabria è possibile raggiungere senza difficoltà i distributori di Lubiana e Fiume per poi proseguire verso l’Italia o l’Austria. Se invece si intende proseguire verso la Serbia, sono circa 400 i chilometri da percorrere per raggiungere il rifornimento di Belgrado. Stesso discorso vale per l’Ungheria: i distributori magiari sono distanti da Zagabria e sarà quindi necessario un rifornimento di benzina.