Novita per lo stoccaggio dell’idrogeno?

10/12/2007 - e2net

    La scoperta di una forma instabile di boroidruro di litio da parte del Laboratorio europeo delle radiazioni da sincrotrone (ESRF) potrebbe permettere di compiere un ulteriore passo avanti nella ricerca sulle automobili alimentate a idrogeno, afferma un articolo appena pubblicato sulla rivista settimanale chimica «Angewandte Chemie», sottoposta a referaggio. Attualmente i ricercatori stanno studiando una serie di composti che potrebbero rivelarsi interessanti per la tecnologia dell’idrogeno, nessuno dei quali, però, è stato ritenuto idoneo all’applicazione pratica.

    Uno degli elementi necessari per il funzionamento della tecnologia dell’idrogeno è un materiale in grado di immagazzinare grandi quantità di idrogeno e al tempo stesso di rilasciarlo facilmente. Tuttavia, nessuno dei materiali esaminati dalla scienza ha finora dimostrato di possedere entrambe queste caratteristiche.

    Questo vale anche per tutte le forme di boroidruro di litio note prima della scoperta dell’ESRF: benché il boroidruro di litio (LiBH4) sia promettente per lo stoccaggio dell’idrogeno grazie al suo elevato contenuto in peso di idrogeno (18%), questo materiale rilascia l’idrogeno solo alle alte temperature, ossia oltre i 300° Celsius, un notevole inconveniente.

    La nuova forma del composto, invece, è instabile, e quindi l’idrogeno viene con ogni probabilità rilasciato più facilmente, ossia a temperature più basse. «Si tratta davvero di una scoperta imprevista e molto incoraggiante», afferma il dottor Yaroslav Filinchuk, uno degli autori dell’articolo.

    Durante l’esperimento, i ricercatori hanno applicato ai campioni fino a 200 000 bar di pressione; si tratta di un dato impressionante, in quanto è circa 80 volte superiore alla pressione esercitata sulla crosta terrestre dal Monte Everest, pur non essendo la cifra massima registrata. La nuova forma di LiBH4, tuttavia, «diventa ancora più interessante se si considera il fatto che ha già una pressione di 10 000 bar, ossia la pressione utilizzata dalle società farmaceutiche per comprimere i pellet», spiega il dottor Filinchuk. Ora l’équipe di ricercatori dovrà trovare il modo di conservare la forma pressurizzata del composto a condizioni ambientali e di studiarne più approfonditamente le proprietà di stoccaggio.

    Dinanzi al cambiamento climatico e al rapido declino delle risorse di combustibili fossili, l’energia pulita dell’idrogeno è ritenuta da alcuni la futura alternativa alla benzina: con cinque chilogrammi di idrogeno un’automobile percorrerà la stessa distanza che coprirebbe con 20 litri di benzina, sostengono i fautori della tecnologia dell’idrogeno. I detrattori, dal canto loro, affermano che l’uso dell’idrogeno nel settore dei trasporti non è economicamente praticabile né ridurrà il riscaldamento globale, a causa del costo e dei gas a effetto serra generati in fase di produzione, della bassa densità energetica per volume e del peso del container, del costo delle celle a combustibile e dei costi infrastrutturali.  Fonte:  http://cordis.europa.eu/it/home.html – http://www.esrf.eu/